Roger Caillois offre un’interessante classificazione delle varie tipologie di gioco, che può essere utile per comprendere le diverse funzioni che il gioco può assolvere per i bisogni dell’individuo adulto.
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AGON: è la categoria che rappresenta i giochi dove è centrale la competizione. Tali giochi spesso richiedono un impegno fisico oltre che cerebrale. Si gioca per veder riconosciuta la propria superiorità in una certa abilità. Richiedono disciplina e perseveranza e danno valore al merito personale, a ciò che si è potuto raggiungere con il massimo impegno, per propria responsabilità (per es. le prestazioni sportive).
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ALEA: è la categoria che rappresenta i giochi dove la vittoria o la perdita sono da attribuire al caso, al destino, dove il giocatore è passivo e attende l’esito del gioco (per es. il Casinò, la lotteria).
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MIMICRY: è la categoria che rappresenta i giochi dove si traveste, dove si finge di essere “altro”. L’uso della maschera permette di liberare parti della propria personalità che nella vita sociale quotidiana restano in ombra (per es. lo spettacolo, il carnevale).
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ILINX: è la categoria che rappresenta i giochi dove si cerca lo smarrimento fisico e percettivo, emozioni forti8 che disorientano (per es. il Luna Park).
Nei giochi di alea l’individuo si trova in una posizione di passività, la sua soggettività tende a scomparire per affidarsi alla cecità della fortuna. L’alea è la negazione del lavoro, della pazienza, del valore personale.
A piccole dosi, può essere divertente provare a giocare numeri o cercare nelle stelle la risposta ad una domanda.
Tale attitudine al gioco potrebbe anche costituire un terreno fertile per un abdicare all’agire, al mettere a frutto le personali risorse ricorrendo a palliativi che possono costituire la soluzione ideale raggiungibile con poco sforzo e impegno.
Il rischio consiste nel fatto che il gioco diventi un’abitudine, che il divertirsi a sfidare la fortuna diventi un credere ciecamente che prima o poi si vincerà.
L’oggetto ludico risponde quindi a un personale bisogno di sicurezza, a una difficoltà nell’investire risorse personali, che può concretizzarsi in un comportamento patologico di dipendenza, dato dal non poterne più fare a meno anche se le conseguenze che ne derivano sono negative, debilitanti e disastrose sia per il nucleo familiare sia, per estensione, per la società.
Chi gioca responsabilmente d’azzardo per divertimento e per socializzare con gli amici o la famiglia nel tempo libero, compie un’attività ricreativa del tutto normale, contenuta e controllabile. Il gioco d’azzardo può costituire un serio problema quando assume i contorni di una vera e propria patologia in cui emerge un quadro caratterizzante un disturbo compulsivo. I sintomi tipici di un giocatore compulsivo sono: la necessità di puntare somme sempre più elevate, l’irrequietezza quando si cerca di smettere, mentire ai propri familiari riguardo al gioco, mettere a repentaglio la vita familiare o lavorativa, commettere atti illegali per finanziarsi.
(Estratto da: Pani R. e Biolcati R. (2006). Le dipendenze senza droghe. UTET Università).
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