Due importanti fenomeni illustrano bene l’irrazionalità del pensiero e delle decisioni prese dal giocatore: l’illusione di controllo e la fallacia del giocatore, considerati dei meccanismi cognitivi e motivazionali utili alla spiegazione delle dinamiche psicologiche che sottostanno al comportamento problematico e patologico del giocatore d’azzardo.
L’illusione di controllo viene definita come un’aspettativa di successo personale erroneamente alta rispetto a quanto l’obiettivo possa garantire.
Si tratta di una distorsione cognitiva che concerne la situazione in cui le persone trattano gli eventi di tipo aleatorio (con il termine Alea si intende la categoria che rappresenta i giochi dove la vittoria o la perdita sono da attribuire al caso, al destino, dove il giocatore è passivo e attende l’esito del gioco) come se fossero sotto il loro controllo. Il gioco d’azzardo, proprio perché dipendente dalla volontà individuale, viene percepito non come gioco d’alea, ma d’abilità.
Gli eventi positivi sono appresi più rapidamente e mantenuti più a lungo rispetto agli eventi negativi e questo dimostrerebbe la tendenza tra i giocatori a ricordare il gioco di vincita eccitante e a dimenticare le perdite.
La percezione di avere un ruolo attivo nel gioco è considerata il terreno più fertile in cui si radica l’illusione di controllo. Tale meccanismo è stato ben spiegato da diversi studi che mettono in luce fenomeni particolari; ad esempio, osservando i giocatori di dadi, si notò come essi lancino i dadi con più forza quando vogliono ottenere un numero alto e con minor forza quando, invece, vogliono ottenere un numero basso.
Un altro fenomeno che, come l’illusione di controllo, illustra bene l’irrazionalità del pensiero e delle decisioni del giocatore, è la fallacia del giocatore, detta anche “fallacia di Montecarlo”. Si verifica quando il giocatore tende a sopravvalutare la propria probabilità di successo in seguito ad una sequenza di previsioni inesatte o di scommesse perse. Il giocatore, inoltre, stima la propria probabilità di vincere bassa quando gioca in seguito ad una scommessa vinta.
Due ulteriori costrutti utili a spiegare il comportamento dei giocatori sono: la brama di successo e il locus of control. Il primo concetto deriva dalla teoria della personalità di Murray, che ha proposto una teoria delle motivazioni umane basate su tutte le attività indispensabili per la sopravvivenza (quali l’acqua, l’aria, il cibo) e su quelle secondarie (quali il gioco, il successo, il dominio). Si pensa che i soggetti che hanno un forte bisogno di successo preferiscano scommesse dall’esito più incerto o forme di gioco d’azzardo che coinvolgono il fattore abilità.
L’altro concetto psicologico utile a spiegare il comportamento del giocatore, è quello di locus of control di Rotter, che misura il grado in cui la gente pensa che il proprio sforzo, abilità o azione, in contrapposizione al caso o al destino, possa controllare o influenzare ciò che avviene. Possiamo, dunque, distinguere soggetti con un locus of control interno o esterno. I primi credono di avere la capacità di poter controllare o influenzare ciò che avviene, grazie ai propri sforzi o alle proprie abilità. I secondi, invece, pensano di essere in balia del destino e sono convinti che sia il caso o la fortuna a dirigere la loro vita.
Concorrono ad alimentare il pensiero magico altri elementi quali: il contatto frequente con il gioco, la percezione della competizione, la sua apparente complessità e l’idea che avvenimenti tra loro indipendenti siano tra loro legati. Quest’ultimo elemento consiste nella cosiddetta “aspettativa dei numeri ritardatari”, fondata sull’idea (magica) che i numeri o il caso abbiano una memoria che li distribuisca equamente. Tale elemento è riscontrabile nei giocatori di videopoker e di slot-machine, i quali ritengono che una macchina che non paga da diverso tempo alla fine dovrà pagare. Si pensi anche al fenomeno della “quasi vincita”; ovvero quel fenomeno per cui anche in caso di perdita si può avere la percezione di essere vicini alla vittoria.
Questa variabile possiamo riscontrarla nei giocatori di Bingo i quali pensano che, se a vincere è stata la persona seduta accanto o se a loro stessi mancava un solo numero per fare Bingo, insistendo arriverà la vittoria.
(Estratto da: Caretti V. e La Barbera D. (2005), Le dipendenze patologiche. Clinica e psicopatologia. Raffaello Cortina, Milano).
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