L’uso patologico di internet non è ancora di chiara classificazione essendo, secondo alcuni autori, annoverabile tra le forme di dipendenza (in cui l’oggetto o il comportamento assolvono una funzione omeostatica, sebbene patologica, per il benessere dell’individuo), secondo altri sotto il profilo dell’addiction (ricerca compulsiva di un oggetto o di un comportamento senza il quale la vita sembra perdere di significato).
Il mancato accordo del mondo scientifico circa il suo pieno riconoscimento come entità diagnostica rende ancora più arduo il compito della valutazione delle comorbilità. Ulteriore motivo di complessità è rappresentato dal fatto che la dipendenza da internet comprende al suo interno varie possibili sub-categorie diagnostiche, tra cui la dipendenza da sesso o da relazioni online, da videogiochi online, da giochi di ruolo online (MUD – MMORPG), da acquisti online, da gioco d’azzardo e aste online, il trading online compulsivo, l’addiction da informazioni, con conseguente sovraccarico cognitivo (information overload) e, ad ogni modo, la variante tecnologica, cioè online, di molte altre dipendenze comportamentali.
In ambito clinico si evidenzia che l’uso patologico e dipendente di internet appare non di rado associato a disturbi dell’umore e/o d’ansia, disturbi del sonno, disturbi del controllo degli impulsi, sintomi dissociativi e altre forme di dipendenza o disturbi di personalità.
Un disturbo d’ansia (ad esempio un disturbo d’attacchi di panico) o dell’umore (depressione, distimia), con conseguente bassa autostima e chiusura relazionale, potrebbe essere, secondo alcuni autori, causa del rifugio cercato in rete, inizialmente come forma di compagnia o di distrazione o, ancora, come unica finestra sul mondo, come unico palcoscenico della vita da calcare in tutta sicurezza; secondo altri, tali manifestazioni sarebbero effetto del progressivo impoverimento della vita relazionale, affettiva e lavorativa proprio del soggetto dipendente dalla Rete.
Quando la dipendenza da internet si associa a condotte antisociali (frode online), a parafilie (pedofilia e pedopornografia online) o ad altre forme di dipendenza (gambling compulsivo online), si potrebbe parlare di patologie preesistenti che vanno a cristallizzarsi in un’unica dipendenza (come nel caso del gambling compulsivo) o si potrebbe pensare a disturbi di personalità (antisociale, borderline) o psichiatrici (come nel caso delle parafilie) che hanno trovato su internet un modo per esplicitare alcune caratteristiche, divenendone poi dipendenti, anche per il forte potenziale additivo offerto dal mezzo e per le sue specifiche modalità, come l’illusione della garanzia di anonimato o la rapidità ed accessibilità dei suoi contenuti.
Queste stesse caratteristiche spiegano perché la cybersex addiction sia così diffusa tra i dipendenti da internet. La progressiva virtualizzazione delle esperienze propria di un dipendente da internet può evolvere, inoltre, in franchi quadri dissociativi, soprattutto nel caso della dipendenza da giochi di ruolo online, in cui l’Io perde progressivamente i propri confini inglobando parti del sé virtuale. Le alterazioni del tempo e dello spazio conseguenti al ripiegamento regressivo proprio del soggetto dipendente possono precipitare così in forme di depersonalizzazione e derealizzazione definite “trance dissociativa da videoterminale”.
La Young è stata tra i primi autori a rilevare, in soggetti con dipendenza da internet, alta comorbilità con disturbi depressivi nella storia psichiatrica pregressa (54%), disturbi d’ansia (34%) o altre dipendenze (alcool o altre sostanze, gioco d’azzardo, bulimia, ecc. nel 52%); anche Shapira et al., che nel 20006 avevano evidenziato su un piccolo gruppo di 20 soggetti una prevalenza del 100% di disturbi psichiatrici in Asse I per tutti gli internet addicted, segnalano un’alta incidenza di disturbi dell’umore (70%) e in particolare bipolari (60%), disturbi d’ansia (60%) e in particolare fobia sociale (40%), e disturbi del controllo degli impulsi (35%). Ricerche più recenti osservano una frequente e significativa comorbilità con l’ADHD, in particolare per la presenza di tratti impulsivi (testati in molte ricerche con la Barrat Impulsiveness Scale).
Recentemente Ko et al. hanno pubblicato uno studio che valuta la comorbilità dell’internet addiction con il disturbo depressivo, la fobia sociale e l’ADHD dell’adulto in un college taiwanese, rilevando (in particolare tra i soggetti di sesso maschile) un’elevata presenza di disturbi depressivi o distimici e di ADHD confermando i dati relativi a studi precedenti. Kim et al., hanno osservato livelli di depressione e di idee suicidarie più elevati in soggetti con dipendenza da internet.
Un’altra ricerca ha evidenziato una correlazione significativa tra disturbo narcisistico di personalità e gioco compulsivo online. te Wildt et al. hanno presentato un caso di disturbo dissociativo dell’identità in una donna con tratti di personalità narcisistici e istrionici dipendente dalla Rete, grazie alla quale aveva la possibilità di assumere ruoli diversi; anche Zanon et al. avevano dimostrato che i soggetti che trascorrono più di tre ore al giorno su internet (ed in particolare sulle chat line) presentano una frequenza di esperienze dissociative più di due volte superiore a quella del gruppo di controllo.
(estratto da La Cascia C., Ferraro L. e Mulè A. e Cannizzaro S. Il problema della comorbilità, NÓOS-Aggiornamenti in psichiatria, 2:2008; pp. 159-168).
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