Il rapporto tra uomo e tecnologia diviene ogni giorno più esteso, complesso e articolato, modifica gli stili di vita e i comportamenti, i modi di sentire e di pensare, influenza le scelte dei singoli e della collettività ed è dunque da ritenere il primo e più importante fattore di mutamento sociale, culturale e psicologico.
In un senso molto generale siamo diventati tutti “tecnodipendenti”, in quanto quasi nessuno può fare a meno di strumenti e apparecchiature tecnologiche che si distribuiscono lungo una scala molto vasta.
Ciò che implica una sorta di brusca discontinuità con tutta l’evoluzione tecnica precedente è rappresentato dalla possibilità che oggi ha la tecnologia di creare mondi, di delineare spazi tra la mente e la realtà, tar la realtà e il sogno, di configurare interi universi di esperienza slegati dalle dimensioni materiali e concrete, non esistenti, almeno nel senso tradizionale fisico e tangibile al quale siamo stati abituati per svariati millenni.
La mente umana, dunque, non si trova più soltanto a disposizione strumenti, dispositivi, apparecchiature per controllare e manipolare meglio la realtà fisica, lo spazio fisico e gli aspetti fisici e concreti della nostra vita, ma con le tecnologie dell’era digitale ha la possibilità di utilizzare mezzi per modificare direttamente e intensamente la propria mente, la propria sensorialità; come vere e proprie protesi psichiche.
Sembra dunque giustificato l’interesse che numerosi studiosi in ambito psicologico e psicopatologico avvertono oggi di approfondire quali siano i possibili effetti psicologici di tali campi di esperienza; basti pensare all’importante rilievo clinico di tutte quelle situazioni nelle quali l’uso di dispositivi tecnologici o la fruizione di esperienze da questi rese possibili, danno luogo a condotte disadattive e compulsive.
Non va neanche trascurato che può essere fonte di paicere e gratificazione non solo il contenuto di un’esperienza tecno-mediata, am anche il modo per realizzarla, cioè l’uso dello struemento e il rapporto diretto con esso; soprattutto, ma non solo, negli adolescenti si osserva spesso che il mezzo sopravanza lo scopo: il telefonino o il pc tendono ad essere valorizzati e desiderati più di quanto non lo siano le esperienze e la dimensione di comunicazione alle quali essi consentono di accedere.
Lo strumento tecnologico sembra quindi frapporsi tra la mente e la realtà, nel tentativo di controllarla e di renderla più ludica e gradevole, arrivando perciò a rivestire per la persona un importante valore adattivo e difensivo.
Onnipotenza, regressione e coazione sembrano dunque alcuni dei meccanismi mentali patologici che si contrappongono ad un uso maturo e competente del mezzo tecnologico.
(Estratto da: Caretti V. e La Barbera D. (2005), Le dipendenze patologiche. Clinica e psicopatologia. Raffaello Cortina, Milano).
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